Le primarie sono uno strumento democratico che hanno interessato ed interessano gli Stati Uniti e che in forme diverse alcuni partiti e movimenti italiani utilizzano per scegliere i propri rappresentanti nelle istituzioni. Ma le ultime esperienze del PD a Roma e a Napoli in 6 marzo scorso hanno fatto registrare una bassa affluenza alle urne (uno su due in fuga a Roma, meno 15.000 a Napoli ) e la vergogna del denaro passato di mano a Napoli.
Anche qualche movimento politico ha scelto in passato i propri rappresentanti con un piccolissimo numero di partecipanti e i risultati cominciano ad essere evidenti.Oggi è come se la politica avesse un complesso di inferiorità e pertanto delega le scelte supreme – magari cercando di controllarle – ai cittadini che però oramai vedono anche le primarie come un rito usurato e inutile di auto-conferma di una nomenclatura minore. E’ pur vero che questo meccanismo delle primarie innesca il meccanismo giusto che il cittadino ha più fiducia nella politica se può determinarla come singolo o come gruppo, portando nel partito quella risonanza che i problemi sociali hanno nelle sfere private della vita, anche se il risultato è che, nelle piccole realtà la scelta si basa sugli schieramenti consolidati, sulle emozioni e non come sarebbe più opportuno e giusto, sulle esperienze maturate, sulle professionalità, sulle competenze.
I cittadini purtroppo, anche perché bombardati da tanti supporti elettronici, chiedono emozioni e non programmi, si trastullano con le sintonie istintive invece che con i progetti, la notorietà su tante iniziative anche banali, la celebrità prima ancora della stima. Deve pur esistere anche in Italia, come ovunque in Europa, un pensiero dove si configuri la società civile come arbitro incontrastato delle scelte che devono essere realizzate in ogni comunità. Non è pensabile che la scelta dei candidati a Sindaco debba avvenire sulla base di istinti primordiali e non deve essere invece valutata attentamente da parte dei cittadini – come una Commissione Giudicatrice che sceglie il vincitore di un concorso – sulla base di curriculum amministrativo e tecnico nonché politico e culturale che dia la massima garanzia di conoscenza e di gestione delle tante tematiche complesse di cui ogni città si compone.
I Partiti sono solo un mezzo, il fine è fare crescere – culturalmente, socialmente , economicamente – la collettività, soddisfare i loro bisogni e lanciare una speranza alle nuove generazioni in questo contesto globale sempre più complesso e difficile. Nei piccoli centri come Pozzallo, invece di banali sintetiche schematizzazioni, la scelta del candidato di centro-sinistra dovrebbe pertanto essere legata alla storia dell’individuo, al suo percorso culturale/politico, alla possibilità di aggregare forze e intelligenze progressiste in un disegno di ricomposizione storica di tutte le anime sensibili – disperse e nuove – ai processi di innovazione, di giustizia sociale e di trasparenza che la società moderna impone.
Pietro Storniolo