Cresce a dismisura il numero delle potenziali proteine alimentari colpevoli di disturbi simili alla celiachia e all’intestino irritabile così come cresce quello dell’autodiagnosi di sensibilità al glutine, quest’ultimo ormai una moda fuori controllo in alcuni paesi, come gli Stati Uniti. A lanciare l’allarme è la Società italiana Gastroenterologia (Sige) che invita ad evitare l’autodiagnosi e a rivolgersi sempre allo specialista. La celiachia è un’intolleranza al glutine che attiva una risposta immunologica in persone geneticamente predisposte e interessa almeno un italiano su 100.
Mentre in questo caso i criteri diagnostici sono chiari, più controversa è la diagnosi di ‘sensibilità al glutine non celiaca’. La Celiachia è caratterizzata da un quadro clinico variabilissimo, che va dalla diarrea profusa con marcato dimagrimento, a sintomi extraintestinali, alla associazione con altre malattie autoimmuni. A differenza delle allergie al grano, la Celiachia e la Dermatite Erpetiforme non sono indotte dal contatto epidermico con il glutine, ma esclusivamente dalla sua ingestione. La Celiachia non trattata può portare a complicanze anche drammatiche, come il linfoma intestinale. La celiachia può essere identificata con assoluta sicurezza attraverso la ricerca sierologica e la biopsia della mucosa duodenale in corso di duodenoscopia. Gli accertamenti diagnostici per la celiachia devono necessariamente essere eseguiti in corso di dieta comprendente il glutine. Per questi motivi la Sige invita chiunque ad escludere l’autodiagnosi e a rivolgersi sempre a specialisti.