Sicuramente ci saranno altri individui sparsi per il mondo che hanno capito che la crescita senza fine dell’economia è incompatibile con un pianeta finito. Uno di questi pensatori è Serge Lautoche che inoltre cerca far seguire al suo pensiero anche l’azione. Insegna, scrive libri sull’economia,( che in altre occasioni ho commentato) , e nell’intervista rilasciata a Anais Ginori – Repubblica del 24 Luglio – racconta della sua vita, .. . “Pensavo di essere al servizio di una scienza in realtà si trattava di una religione. Ho capito allora che gli economisti come me non sono altro che dei missionari che vogliono convertite e distruggere popoli abituati a vivere in maniera diversa, …tutte le ricette promosse dall’Occidente per contrastare la povertà servono in realtà a distruggere la ricchezza locale, destrutturando la società.”
Lautoche ritiene che il problema non sia soltanto economico, ma sia anche culturale e filosofico, lo racconta anche nel suo ultimo libro “ la decrescita prima della decrescita: precursori e compagni di strada”. In Occidente pochi hanno avuto il coraggio di parlare di decrescita fino al 1989 , dopo il crollo del muro la presa di coscienza è avvenuta molto lentamente. Oggi non si tratta di trovare un nuovo modello economico ma di uscire dal governo dell’economia per riscoprire i valori sociali e dare priorità alla politica.
I principi su cui si basa sono racchiuse in otto “R” : Rivalutare, Riconcettualizzare , Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare , Ridurre , Riutilizzare, Riciclare. Per riscoprire la sobria ebbrezza della vita applica i suoi principi a se stesso: non usa più l’automobile, si muove solamente in bicicletta, non prende mai l’aereo, solo il treno. Fa eccezione per i paesi che non sono raggiungibili via terra. Cerca di usare ogni cosa sino alla consunzione totale, preferendo allungare la vita di tutti gli oggetti, anche se a volte riparare costa di più che comprare l’oggetto fabbricato in Cina. Comunica con il vecchio telefono fisso o con le email, infatti non possiede un cellulare. In casa non ha la televisione, solo un computer per scrivere e tante volte scrive lettere a mano…. lotta per evitare di diventare “tecno-dipendente”.
“Benchè faccio tutte queste rinunce rispetto allo stile di vita moderno, non sono da compatire. Invertire la corsa ai consumi è la cosa più allegra che ci sia. La mia unica regola è la gioia di vivere.
E’ possibile immaginare una società ecologica felice, dove ognuno di noi riesce a porsi dei limiti, senza soffrirne perchè non si sono create delle dipendenze”. Credo proprio che il fattore limitante per eccellenza sia quello della grande dipendenza delle giovani generazioni dalla società tecno-scientifica.
Pietro Storniolo