Un sistema esperto dotato di intelligenza artificiale ideato da Ibm, per risolvere un mistero clinico e salvare la vita di una donna. E’ il Watson che in dieci minuti ha suggerito una terapia e slavato una donna. E’ accaduto a Tokyo. Alla diagnosi erano seguiti i trattamenti standard, che però si sono rivelati infruttuosi nel migliorare la salute della donna. A questo punto i medici hanno deciso di consultare Watson, che ha investigato a partire da oltre 20 milioni di cartelle cliniche e studi scientifici del suo database. Secondo il computer la donna aveva un tipo di leucemia diverso, più raro, a cui corrispondeva un trattamento non ancora tentato.
Nel destino di Watson ci sarà comunque presto un po’ di Italia. Grazie a un accordo da 150 milioni di dollari stipulato da governo e Ibm lo scorso marzo il primo centro di eccellenza europeo della ‘divisione salute’ del programma dovrebbe sorgere nei prossimi anni a Milano nell’area dell’expo. In questo campo i concorrenti di Ibm sono diversi e comprendono le principali aziende informatiche mondiali. Il mese scorso anche Google ha annunciato una partnership con un centro ricerche britannico specializzato in malattie degli occhi per l’utilizzo di Deepmind, la propria intelligenza artificiale. L’accordo prevede che Deepmind analizzi un milione di referti medici di visite agli occhi per creare un programma in grado di diagnosticare autonomamente condizioni come la retinopatia diabetica o la degenerazione maculare senile.