I nati del 1980 rischiano di andare in pensione a 75 anni. Lo rivela il presidente dell’Inps, Tito Boeri. A determinare il pensionamento tardivo sono gli anni di discontinuità contributiva, ossia quegli anni "persi" a causa di un lavoro sempre più frammentato. In uno studio effettuato proprio sulla classe ’80, ha detto il presidente dell’Inps, "abbiamo preso in considerazione i lavoratori dipendenti ma anche gli artigiani, e persone che oggi hanno 36 anni e che probabilmente, a causa di episodi di disoccupazione, hanno una discontinuità contribuitiva di circa due anni". Il che significa che "invece di andare in pensione a 70 anni rischiano di andarci due, tre o anche cinque anni dopo perchè privi dei requisiti minimi". Questa settimana comunque partiranno le prime buste arancioni, circa 150mila, che contengono informazioni di base sulla vita previdenziale delle persone. Nel frattempo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, apre a cambiamenti sulle pensioni. "Sono aperto a forme di finanziamento complementare che si possono studiare" in tema pensionistico, ha detto rispondendo alle domande dei parlamentari nel corso di un’audizione parlamentare sul Documento di economia e finanza. "Ci sono margini per ragionare sia sugli strumenti che sugli incentivi e sui legami tra sistema pensionistico e mercato del lavoro per migliorare le oppurtunità sia per chi sta per andare in pensione sia per chi deve entrare nel mondo del lavoro". "La questione del possibile ruolo del sistema creditizio relativamente alla flessibilità pensionistica è un tema su cui il Def non si pronuncia", ha aggiunto Padoan sottolineando che "il sistema pensionistico è uno dei pilastri di sostenibilità del sistema italiano e questo ci viene riconosciuto in sede europea".