Dopo Parigi e Copenaghen, il terrore di massa dispiegato dallo Stato islamico ha preso di mira Bruxelles. Così inizia un articolo di Nicolas Baverez del quotidiano francese “Le Figaro” pubblicato il 29 Marzo 2016 sulla Repubblica. Gli obiettivi designati non sono riferibili ad un singolo stato ma prendono di mira l’Europa, i suoi valori democratici e i principi di libera circolazione di merci e persone.
“La prova di forza dell’Is si iscrive nel quadro del ridispiegamento in Nordafrica ed Europa e arretramento in Iraq e Siria. Con quattro priorità: compromettere la ripresa economica con la ricostruzione di barriere di scambi (la sospensione di Schengen costerebbe un punto di crescita), con la paura e l’incertezza; rafforzare la capacità di attrazione sui giovani nel reclutamento di Jihadisti; terrorizzare la popolazione e instaurare un clima di guerra civile e religiosa; avviare , a partire dalla decomposizione di Schengen, una dinamica di disintegrazione dell’Europa. La constatazione è drammatica”.
L’Europa non può persistere nel negare l’evidenza: in gioco è la sua stessa sopravvivenza. “Non può, a meno di sacrificare la sua libertà, continuare a essere un vuoto di sicurezza quando è contornata da minacce, dagli Stati baltici al Marocco, quando il suo territorio e i suoi cittadini sono colpiti da attentati letali, quando una parte della gioventù viene reclutata dai suoi nemici.”
Negli ultimi sessant’anni l’Europa è stata costruita con il diritto ed il commercio contro la guerra, facendo della sicurezza una variabile di bilancio. Oggi si deve dare priorità assoluta ad una strategia di sicurezza europea .
L’efficacia delle politiche di sicurezza nazionali è condizionata all’instaurazione di una politica di sicurezza europea.
Le tragedie di Parigi, Copenaghen e Bruxelles non possono restare senza risposta. E’ un occasione tragica, ma irripetibile, per ripensare l’Europa. Chi vuole distruggerla per i valori che incarna mette in risalto, per contrasto, la sua identità. Dobbiamo ritrovare il coraggio di difendere le nostre democrazie producendo sicurezza per i cittadini , non solo norme.
Curzio Maltese sul Venerdi – 8 aprile 2016 – tuttavia ci fa notare che “Nei vertici internazionali fra i potenti della terra non si parla mai di valori religiosi o di principi democratici, ma di oleodotti, investimenti , strategie economiche. I valori dell’Occidente non impediscono ai nostri governi democratici di avere come alleati l’Arabia saudita, dove le donne non possono neppure guidare, o la Turchia che ha il record mondiale di giornalisti in carcere…. La storia è piene di masse trasformate in carne da macello grazie a credenze religiose ( non si può trovare alcuna giustificazione per i massacri compiuti nel nome di Gesù o di Maometto, che sono serviti invece a fini di potere)”. Conclude:
E’ meglio che, invece di perdere altro tempo, si cerchino gli interessi materiali che stanno dietro a tutte queste stragi.
Pietro Storniolo