L’architetto o per meglio dire l’archistar , era conosciuta in Italia per aver realizzato le stupende geometrie del MAXXI di Roma e di aver arricchito con questa sua opera il quartiere Flaminio che oramai si interconnette anche attraverso i suoi musei , biblioteche, ed i suoi spazi pubblici.
A Zaha Hadid , nata a Baghad nel 1950, fu assegnato nel 2004 il premio Pritzker , prima donna a riceverlo e finora unica, insieme a Kazujo Sejima.
Repubblica del 1 aprile ha dedicato un intera pagina all’evento con due grandi interventi : Francesco Erbani e Carlo Olmo.
L’architettura deve offrire piacere, è uno dei motti preferiti da Zaha Hadid che predilige nettamente la percezione alla funzionalità. Erbani ci dà un immagine “La sua impronta assai poco convenzionale, la sua rivolta contro l’ortogonalità e le coordinate cartesiane, il proposito costante di catturare il movimento sono il tratto di una personalità che assimila linguaggi artistici e proietta l’architettura in un ambito al tempo stesso innovativo e spettacolare.”
E ancora “La dimensione internazionale è quella che più si adatta a una ricerca costante, che assimila i suoi edifici a sculture destinate a toccare emozioni. Nascono cosi L’Opera House di Guangzhou, in Cina, il Centro culturale di Haydar Aliyev a Baku (Azerbaijan) o il London Acquatis Centre per le Olimpiadi del 2012.”
Il professore Carlo Olmo del politecnico di Torino ci fa soffermare sulla “contraddizione felice per un architettura che utilizzava disegno e pittura per studiare, provare e immaginare le sue opere e poi sperimentava le risorse di un’informatica ormai necessaria e omologante come mai nessuna tecnica è stata nella storia dell’architettura.
Zaha Hadid ha trovato un suo equilibrio tra esaltazione della tecnica e volontà formale….non è mai caduta nello specchio di un narcisismo formale e decadente che segna purtroppo lo scenario internazionale e i paesaggi metropolitani contemporanei.”
E continua “ L’assenza di codici condivisi da scuole o da comunità di architetti, il progressivo disfarsi dei canali che formavano il consenso,…. non l’ha portata a far delle sue opere i modelli da imitare. Il suo è stato un diritto di cittadinanza conquistato in un universo sociale e professionale che era internazionale e il più chiuso.”
Chi domani entrerà al Maxxi di Roma, al London Acquatic Centre, alla stazione funicolare di Innusbruck, guarderà questi strani edifici con occhi diversi, credo , con occhi pieni di fascino.
Pietro Storniolo