Sebastiano Gatto ha consegnato alle stampe un nuovo libro di poesia, Voci dal fondo (LietoColle) che, tra l’altro, è stato inserito nella collana Gialla, dedicata alla giovane poesia italiana, diretta da Augusto Pivanti e portata avanti da LietoColle e Pordenonelegge.
Il tema dominante in questa raccolta è uno sguardo neutrale nel dolore che nel soffio della poesia seleziona alcune reazioni umane davanti alla malattia, alla morte e al lutto …
“Aria costante da letto disfatto,/ petto di pollo e purè riscaldato:/ in ospedale il meteo/sta fuori dalla porta./ Indosso il camice, calzo gli zoccoli,/ scorro in silenzio i parenti in corsia. /Stanziano in piedi,/con i giacconi in mano e la cautela/ nel toccare cose, sedie, lenzuola./ In pochi accettano i cioccolatini/ offerti dai malati:/appena appoggiati sul comodino/ si infettano./ A volte, durante il turno di notte,/ ne mangio tre, quattro./ Scatole intere.”
Sebastiano Gatto fa sua la lezione del Gatto più famoso, Alfonso, quando diceva che “la poesia da sempre è radicata negli stessi eterni motivi: e cioè l’amore, le stagioni, il tempo e la morte, il rimpianto e la speranza.” Il lettore è messo davanti lo specchio dei disagi di certi momenti difficili, riesce addirittura a riconoscerli nella cruda e dolorosa realtà …
“Il tarlo lo senti in corsia,/ quando i parenti di chi muore/invece che al dolore si abbandonano/ a ordinarie burocrazie./ Lo senti nei lungodegenti/ che in vestaglia rimandano la morte /inserendo centesimi/ per un altro caffè./ Basta osservare,/ saltuariamente rubare parole,/ per rendersi conto che il tarlo/ non smette di rodere mai./ Poi timbri, imbocchi l’uscita:/ già al primo barlume di vita/ il tarlo tace,/non rode più.” (Il tarlo)