Un brindisi vista mare degli attivisti di Legambiente ha accolto la notizia della bocciatura, da parte della Regione, del cosiddetto “ecomostro dei fondali”, ovvero il megaprogetto che prevedeva ben 23 barriere soffolte nei fondali tra Plaja Grande e la Riserva della Macchia Foresta della Foce dell’Irminio. Infatti, come riporta l’associazione ambientalista in una nota, “il servizio di Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Sicilia ha bocciato il progetto promosso dal Comune di Scicli (ora sciolto per mafia), lievitato da 1,5 milioni a 5 milioni di euro e che aveva avuto tutte le autorizzazioni di compatibilità dagli enti deputati nonostante le motivazioni dubbie e le analisi ambientali discutibili (per usare un eufemismo)”. Legambiente rivendica, nel raggiungimento di questo risultato positivo, i meriti di un proprio documento tecnico approfondito nonché le valutazioni critiche del Settore Riserve naturali e del CPS della ex Provincia di Ragusa. Per di più, osserva il presidente del circolo Il Carrubo di Legambiente Ragusa, Antonino Duchi, “è significativo che la Regione ha cassato la realizzazione delle 23 barriere non sulla base dell’art 13 del Piano Paesaggistico, espressamente dedicato alle aree protette, ma sulla base dell’art. 36, dedicato alla tutela delle coste iblee in generale ponendosi quindi l’obiettivo di tutelare contro interventi inutili e dissennati tutte le nostre coste e non solo le aree protette”. Secondo Legambiente poi della decisione della Regione “contenuta nel Decreto n. 135/2015 dell’Assessore al Territorio ed Ambiente), colpisce in particolare l’interpretazione dell’articolo 36 del Piano paesaggistico fatta dal servizio VIA-VAS, perfettamente in linea con quanto da tempo sostiene Legambiente Ragusa per cui viene in questo modo ancora una volta smentita la Sovrintendenza di Ragusa che, evidentemente, non conosce bene il piano che essa stessa ha prodotto” Infine l’associazione si dice soddisfatta perché “la Regione recepisce in toto anche il suggerimento di Legambiente Ragusa (associazione che accanto alla critica mette sempre la proposta), cioè quello di effettuare opere dolci e di riqualificazione, quali l’ eliminazione o rasatura del frangiflutto di Playa Grande, che contribuisce a bloccare la libera circolazione delle sabbie in quell’area”. Del progetto originario non è stata bocciata soltanto la realizzazione a terra di due barriere radenti nei pressi di Playa Grande (zona Titanic per intenderci), che a suo tempo Legambiente aveva definito “inutile, seppur non dannosa”. (d.d.)