Scoperta una cura preventiva per le aritmie cardiache maligne causa di morte improvvisa. Si tratta di una patologia genetica ‘cugina’ della Sindrome di Brugada. Venticinque pazienti sono guariti dopo il nuovo metodo curativo. L’autore della scoperta destinata a entrare nella storia della medicina si chiama Carlo Pappone, nome ben noto alla comunità aritmologica mondiale: in curriculum 150 mila cuori operati, 295 pubblicazioni, 12 mila citazioni, impact factor superiore a 1.200. Beneventano, classe 1961, dal 1 marzo dirige l’Unità operativa di Elettrofisiologia e Aritmologia dell’Irccs Policlinico San Donato, inaugurata oggi alla presenza del governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni e del cardiologo spagnolo Josep Brugada. Nel 1992 è stato lui, insieme al fratello Pedro, a fornire sul ‘Journal of American College of Cardiology’ la descrizione più completa della sindrome che porta il cognome di famiglia e causa il 15-20% delle morti improvvise fra gli under 40. E ora è proprio Brugada a firmare insieme a Pappone l’articolo della svolta, che apparirà in ottobre su ‘Circulation EP’ dopo un’anticipazione pubblicata in agosto sulla versione online della rivista. Una tecnica di ablazione ‘al bersaglio’, che con una corrente elettrica a radiofrequenza brucia selettivamente le cellule cardiache responsabili della patologia genetica ereditaria, dopo averle individuate attraverso un mappaggio elettromagnetico del ventricolo destro. Quattordici i pazienti protagonisti dello studio, maschi come praticamente tutti i malati di Brugada, età media 39 anni, già portatori di un defibrillatore impiantabile. Dal giorno dell’intervento (il primo è stato eseguito lo scorso novembre) hanno l’elettrocardiogramma normale e nessun segno clinico di malattia, e possono sperare nell’espianto del defibrillatore. I medici lo ritengono fattibile dopo un anno senza sintomi e con Ecg normale. L’intervento consiste nel pungere con un ago la parte inferiore dello sterno da dove viene introdotto un sondino che viene spinto fino a raggiungere la superficie esterna del cuore (l’epicardio) e ne rileva i segnali elettrici individuando con precisione il punto esatto del ventricolo destro in cui si esprime la malattia. Quella è la zona da bruciare.Dei 25 guariti (dopo i 14 casi pubblicati gli interventi sono proseguiti), 8 sono stati operati nel Ravennate al Maria Cecilia Hospital di Cotignola, dove Pappone ha lavorato prima di arrivare a San Donato Milanese e dopo gli anni trascorsi all’Irccs San Raffaele di Milano. Gli altri 17 sono stati curati al Policlinico San Donato. (Agenzia)
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di chiarimento del Professor Pedro Brugada. 25 settembre 2015
"In seguito all´articolo pubblicato sul Suo giornale riguardo al trattamento curativo per la sindrome di Brugada, il nostro centro è stato ripetutamente contattato da pazienti per chiarimenti relativi al suddetto articolo. Avendo pubblicato la prima relazione su questa malattia insieme a mio fratello Josep nel 1992, mi sento autorizzato a rivolgere alcune critiche importanti circa l’intervista rilasciata dal Dottor Pappone. Mi sento in dovere di farlo a causa delle aspettative sbagliate che questa intervista ha creato tra i miei pazienti, spinti dalla vana speranza di poter definitivamente "guarire" da questa malattia.
Per essere chiari fin dall’inizio, conosco il Dott. Pappone da tempo: è una delle menti più creative nel settore dei disturbi del ritmo del cuore (aritmie cardiache) e un potenziale modello da seguire per futuri cardiologi. Tuttavia, la commercializzazione della Medicina non deve sopraffare la realtà scientifica. Il Dottor Pappone sta presentando una "nuova idea" e un "nuovo" trattamento curativo per la sindrome di Brugada che in realtà è già stata descritta dal collega Koonlawee Nademanee (che lavora presso l’Università della California) in una pubblicazione riguardo a questo trattamento circa 4 anni fa. In realtà non c’è nulla di nuovo, Nademanee aveva già dimostrato tutto (Prevention of ventricular fibrillation episodes in Brugada syndrome by catheter ablation over the anterior right ventricular outflow tract epicardium. Nademanee K et all; Circulation 2011 Mar 29;123(12):1270-9). Il punto principale al quale voglio arrivare non si riferisce al trattamento stesso (già peraltro dimostratosi efficace come si può intuire leggendo l’articolo di Nademanee), ma a chi dovrebbe essere rivolto questo trattamento, e se questo può essere una valida alternativa all’impianto del defibrillatore (ICD). Con migliaia di pazienti con sindrome di Brugada in tutto il mondo trattati con un ICD, nessuna pubblicazione ha messo in discussione il valore positivo di questa terapia per prevenire la morte cardiaca improvvisa. I pazienti con la sindrome in questione sono giovani (età media 40 anni) e possono avere una vita tranquilla, nonostante l’impianto di un ICD. In realtà, non sono poste limitazioni per quanto riguarda lo sport o altre attività, in quanto sono costantemente protetti dall’ICD. Come tutti questi pazienti, il piccolo numero di individui (14) trattati dal Dottor Pappone e da mio fratello ha ricevuto comunque un ICD. Il trattamento ablativo descritto da Pappone ha come solo obbiettivo quello di trattare quella porzione di pazienti affetti dalla Sindrome che subiscono ritpetuti "shock" terapeutici erogati dal defibrillatore per l’interruzione di aritmie ventricolari maligne. Pertanto l’ablazione puo trattare in casi estremi queste aritmie ma di certo non "guarisce" una malattia genetica come la Sindrome di Brugada. Il paziente dovrà comunque subire un impianto di ICD per proteggersi dalla morte improvvisa. Dal nostro centro di Bruxelles (UZ-Brussel -VUB) insieme ai Prof.Gian-Battista Chierchia e Prof. Carlo de Asmundis non abbiamo inviato alcun comunicato stampa con false speranze, anche dopo aver eseguito numerose ablazioni con successo in pazienti affetti dalla sindrome di Brugada e da aritmie ventricolari ricorrenti. Abbiamo pubblicato i nostri dati sulla crioablazione della fibrillazione atriale in pazienti con sindrome di Brugada su importanti riviste scientifiche, ma non siamo mai andati alla stampa per promuovere l’ammissione di pazienti nel nostro centro o per incrementare il DRG per il rimborso della procedura. Con la presente, vorrei solo farvi notare la disinformazione che state dando ai pazienti con la sindrome di Brugada con il vostro articolo".
Prof. Dr. Pedro Brugada Director of the Cardiovascular Center Director of the Heart Rhythm Management Center