Veronica Panarello resta in carcere. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare che era stata presentata dall’avvocato difensore della donna, Francesco Villardita. La donna, accusata dell’omicidio del figlio, il piccolo Lorys Stival, 8 anni, da sei mesi detenuta nel carcere di Agrigento, resterà nel luogo di pena. Non potrà lasciare la casa circondariale della città dei Templi. Il ricorso presentato dall’avvocato Villardita prevedeva 22 punti, parlava di “illogicità manifesta” dell’ordinanza del Riesame che, all’inizio dell’anno, aveva rigettato la prima richiesta di scarcerazione. Villardita ha lavorato in questi mesi con i periti nominati dalla difesa, puntando a scardinare l’impianto accusatorio, partendo dall’orario della morte che, secondo la difesa, viene spostato in avanti di 2/3 ore, fino a mezzogiorno (e non sarebbe quindi, tra le 8,30 e le 10, come sostiene la perizia redatta dal medico legale incaricato, Giuseppe Iuvara). Per le 12, invece, la donna, avrebbe un alibi di ferro: si era recata al corso di cucina a Donnafugata e da lì sarebbe andata via poco prima di mezzogiorno, in tempo per raggiungere la ludoteca dove aveva lasciato il figlio più piccolo e per raggiungere poi la scuola di Loris, entro le 12,30 (orario anticipato di fine delle lezioni previsto per il sabato). Inoltre, Villardita ha cercato di smontare la tesi dell’accusa sostenendo che non c’è nessuna prova che l’auto in transito verso il canalone dove poi venne ritrovato il corpo del bimbo sia quella di Veronica e aggiunge che la sagoma del bimbo che rientra verso l’abitazione, anche sulla base dell’analisi dei colori effettuata con moderne tecnologie, non è identica a quella del bambino che, 50 secondi prima, era uscito dall’edificio insieme alla madre ed al fratellino più piccolo per andare a scuola. Ora si attendono le motivazioni della Corte di Cassazione. L’avvocato Villardita ha detto: “Prendiamo atto della decisione e aspettiamo le motivazioni. Battaglieremo al processo: è in quella fase in cui si restituiscono gli equilibri tra accusa e difesa”. Ora, dopo la conclusione dell’incidente probatorio sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza, si dovrebbe andare, nel giro di qualche mese, verso la chiusura delle indagini e l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.