L’iniziale ottimismo con cui il comitato spontaneo Randello libera aveva accolto la notizia della bonifica della spiaggia da parte dell’Azienda Forestale, che aveva provveduto alla raccolta ed accatastamento all’esterno dei propri capannoni di chili di tubi, alcuni in stato di decomposizione, sfilati da sotto le dune, con l’impiego massiccio di mezzi e uomini, non ha superato la fase della ricognizione e verifica compiuta dai componenti del comitato nello scorso fine settimana. Ecco la cronaca che ne fanno " A prima vista l’area dunale ovest, che risultava dall’impatto visivo più sconvolgente nel video denuncia intitolato “Tuboldia discarica Randello” , appare bonificata, da essa sono stati asportati chili e chili di tubi ormai in avanzato stato di decomposizione. Ma appena ci si inoltra a monte , la situazione non è cambiata minimamente, anzi se è possibile è ancora più preoccupante, La sezione dei tubi aumenta e nel retro duna le immagini che si presentano sono veramente preoccupanti. Spostandosi verso est in direzione dei canalotti, tra panorami dunali con scorci di vista del mare africano bellissimi, la presenza mefitica di tubi e manicotti si è accompagnata alla struggente e penosa visione di decine di alberelli morti appena piantati
unita alla vista veramente oscena di piantine buttate a seccare ancora nei sacchetti di contenimento da vivaio senza essere mai piantati”. Insomma, commenta Randello libera “uno scempio senza fine che turba oltre modo. Tuboldia è li presente massicciamente e noi non ci stancheremo di denunciare in tutte le sedi questo gravissima situazione, fino a che non vi si porrà rimedio”. E quello che lo stesso comitato ha ormai battezzato con l’appellativo “Tuboldia”, con linguaggio enfatico ed immaginifico-apocalittico tipico di Randello libera, viene definito “l’esteso, pervasivo, inquinante e devastante sistema di tubi di irrigazione con annessi manicotti in metallo ed altri materiali conseguenti, perfettamente attivo nella sua azione di avvelenamento dell’area SIC di Randello, una metastasi che ha estesissime ramificazioni dagli effetti potenzialmente disastrosi”. Daniele Distefano