Non è assolutamente andata giù, al comitato promotore della Casa dei Diritti, la risposta del sindaco Federico Piccitto alla petizione, corredata da 500 firme, presentata per la sua istituzione. Infatti, nella risposta ufficiale del primo cittadino si legge che “il Comune rappresenta già il luogo fisico e istituzionale preposto alla tutela di tutti i cittadini, ergendosi ad unico legittimato paladino dei discriminati, per cui non è utile istituire altre case dei diritti”. E a tal proposito il comitato promotore, per il quale firmano Paolo Frasca, Marco Iannizzotto, Simone Lo Presti, Anna Battaglia, osserva ironicamente che intendono ricordare “al nostro eroe, autoleggittimatosi difensore unico degli oppressi, che l’oggetto della petizione era, ed è ancora, legato al riutilizzo sociale di uno degli spazi di proprietà del Comune attualmente vuoti ed inutilizzati destinandolo a gruppi ed associazioni che, nel territorio, si occupano di diritti a 360°” e che non intendono assolutamente volersi sostituire “al ruolo istituzionale della casa comunale”. Piuttosto, a lasciare perplesso il comitato promotore della Casa dei Diritti è il fatto che “solo pochi giorni fa (lunedì 9 marzo) abbiamo avuto un incontro, dai toni concilianti, ma a questo punto del tutto vano, con l’Assessore al ramo. Durante quell’incontro erano state avanzate diverse proposte riguardo alla fattiva realizzazione della Casa dei Diritti, ridando vita ad uno dei tanti immobili vuoti del Comune. Gli stessi immobili che, qualche settimana fa, erano stati al centro di una bislacca richiesta dei gruppi consiliari al fine di poter avere delle stanze da utilizzare per delle riunioni di partito o meetup che sia”. Pertanto, proseguono Frasca, Iannizzotto, Lo Presti e Battaglia, “non capiamo la logica della proposta del Sindaco, che con una superficialità che lascia senza parole, mescola in un unico calderone il progetto della Casa delle Associazioni con la Casa dei Diritti. Se le parole hanno ancora un senso, per noi la differenza, lessicale e sociale, è lapalissiana. Chiudere la porta in faccia a chi chiede uno spazio per i diritti è un fatto grave, soprattutto se viene dalla penna di un Primo Cittadino. Tuttavia, riconoscendo a chiunque il diritto di sbagliare, cercheremo nuovamente un confronto con l’Amministrazione per ribadire la bontà del nostro progetto. Parimenti, proseguiremo il nostro percorso di mobilitazione e sensibilizzazione, sempre dritto ai diritti”. Daniele Distefano