Ha iniettato un’elevata dose di insulina alla madre 95enne, poi si sarebbe uccisa allo stesso modo. La protagonista è una farmacista 62enne, Vera Guidetti, trovata morta in casa, dove viveva con la madre, quest’ultima ricoverata all’ospedale Sant’Orsola in gravi condizioni. A trovare il cadavere e la pensionata ancora viva è stata la badante, verso le 8.30 di mattina. In un biglietto lasciato dalla suicida c’è un riferimento al magistrato che lunedì l’ha sentita in questura, il procuratore aggiunto Valter Giovannini, nell’ambito di una inchiesta su un furto in casa di una 79enne. Guidetti aveva in casa della refurtiva. Nel biglietto si dice, tra l’altro, che il Pm l’ha trattata ‘come una criminale’ e non le ha creduto.La farmacista era stata sentita come testimone da Giovannini e dalla squadra mobile, nell’ambito di indagini su un furto di gioielli dal valore di circa 800mila euro, rubati a casa di un’anziana, sempre a Bologna, in via Saragozza, da due finti tecnici del gas. Il furto è del 2 marzo e dalle indagini erano emersi contatti tra la donna e un sospettato, il pregiudicato di origine sinti Ivan Bonora, 46 anni: per lui, sempre lunedì, è stato disposto il fermo per il furto e domani è prevista l’udienza di convalida. Entrambi lunedì erano stati convocati in questura insieme ad altre persone. Guidetti, nel corso dell’audizione, aveva ammesso di conoscere Bonora, cliente della farmacia. E aveva detto che venerdì lui le aveva dato un quadro e un sacchetto, di cui però non conosceva il contenuto. Aveva aggiunto di essere preoccupata per la propria incolumità e spaventata dall’idea di finire sui giornali. Si era quindi resa disponibile a farsi accompagnare nel proprio appartamento dalla Polizia per mostrare la merce. A casa aveva consegnato il quadro, una cesta piena di candelieri d’argento, anche questa a suo dire ricevuta da Bonora, e il sacchetto, pieno di preziosi: tra questi, anche due anelli, in seguito riconosciuti dall’anziana derubata. La farmacista aveva aggiunto che in passato Bonora le aveva portato, in conto deposito, diversi altri quadri, tenuti in casa, spiegando che gliel’aveva chiesto quando era stato sfrattato e di aver accettato per affetto.I quadri, una trentina e in maggioranza arte sacra, sono poi stati sequestrati e le indagini proseguono per accertarne l’origine. Successivamente la donna ha mostrato agli agenti degli altri quadri, sempre avuti dall’uomo, in farmacia.