Ricorso in Cassazione. Veronica Panarello non si arrende. Dal carcere di Agrigento continua gridare la sua innocenza e decide di ricorrere in Cassazione. Il suo avvocato, Framcesco Villardita, ha utilizzato alcuni giorni per leggere il dispositivo dell’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catania (presieduto da Maria Grazia Vagliasindi) che, il 2 febbraio, ha confermato pienamente gli indizi di colpevolezza su cui si basa l’inchiesta della Procura che, ormai da due mesi, ha mandato in carcere la giovane madre di Santa Croce Camerina, accusata di aver ucciso, il 29 novembre scorso, il suo bambino, Loris Stival. Il cerchio delle indagini, già nei primi giorni, si è stretto intorno a lei e Veronica è stata fermata l’8 dicembre. L’indomani è stata rinchiusa nel carcere di Catania, poi trasferita ad Agrigento. Intanto, si attendono ancora esiti di altri accertamenti: quelli eseguiti sulla cintura giallo e blu di Loris, che il padre Davide Stival ha consegnato ali inquirenti , e un paio di forbici da elettricista. Altri accertamenti saranno eseguiti sui profili faceboook e whatsapp di Veronica che, secondo gli inquirenti, aveva più di un profilo. Quello più noto (di cui anche il marito conosceva la password) era Vero Nica (Panarello), altri sarebbero stati coperti così come alcuni profili whatsapp. I dati, in questo caso, dovranno venire dall’estero. E si potrebbe sapere se Veronica ha utilizzato questi profili per comunicare con qualcuno. La pista del complice o dei complici non è stata ancora abbandonata dagli inquirenti. E prima di chiudere le indagini non si lascerà nulla di intentato.