E se domani...
A metà degli anni 60 la celeberrima Mina cantava la canzone “e se domani” che fece sognare tanti italiani; in questi giorni, magari non in versi, ma sarebbe davvero il caso che gli italiani s'interrogassero seriamente sul loro domani alla luce di eventualità politiche non proprio remote che contribuiranno a devastare ulteriormente il Paese sia in termini meramente economici che di credibilità nel contesto internazionale. Tutto lascia presagire che il governo Letta abbia le ore contate e se obiettivamente non ci si può stupire dell'epilogo d'un governo nato male e cresciuto peggio, a colpi di ricatti continui, di condizioni imposte non certo tipiche di alleati o di persone col senso delle Istituzioni che guardano al bene collettivo, c'è da chiedersi quali analisi si possa serenamente fare su costoro che continuano, con irresponsabilità inaccettabile e con assoluta mancanza del senso del dovere,a volere a tutti i costi che la barca Italia continuasse a navigare in un mare in gran tempesta. Il governo Letta, ostaggio consapevole dell'alleato pdl, dal suo insediamento si è occupato solo di falsi problemi:l'imu sulla prima casa si era fatto diventare il problema numero uno degli italiani ed in realtà, rispetto all'importanza di altre questioni era davvero marginale, ma essendo un tema populista, per settimane non si è parlato d'altro con la scontata conclusione che anche i ricchi non la pagano, bestialità tutta italiana. Siamo a due giorni dalla quasi certa revisione dell'aliquota iva dal 21 al 22% e anche questo tema è diventato impropriamente il problema dei problemi; certo l'aumento d'un punto percentuale dell'imposta sul valore aggiunto provoca l'inevitabile aumento di ogni bene ma su basi che non stravolgeranno la vita di alcuno. Ciò che invece porterà alla sicura resa dei conti sarà un nuovo ritorno alle urne senza aver varato la riforma elettorale e con la logica conseguenza che non ci sarà nessun vincitore in grado di governare davvero il Paese; si spenderanno circa 400 milioni per il costo organizzativo ma il dato più sconvolgente è quello che emerge come costo riflesso ovvero ciò che costerà all'Italia in termini di perdita di credibilità per la mancanza d'un governo,di aumento dello spread e di potenziale perdita di capacità d'attrazione d'investimenti esteri per l'inaffidabilità politica che dovrebbero far riprendere il cammino virtuoso all'economia.Questo viene stimato in circa 9 miliardi di euro da qui alla fine del 2013. Forse leggere 9 miliardi di euro non dà la giusta visione della dimensione dell'importo ma rappresentano l'equivalente di 18.000 miliardi delle vecchie lire! Ma tanto a pagare sarà sempre pantalone! E se domani non avremo più un governo, non sarà per l'ipocrisia di molti pseudo-governanti che fingono di non capire dove risieda la verità? E se domani l'Italia affonderà irreversibilmente, continueremo a girarci dall'altra parte come se i problemi che ci procurano certi delinquenti non ci riguardassero? Se domani, saremo costretti a non godere più di certe conquiste realizzate per la lungimiranza e l'amor patrio dei nostri padri, avremo anche noi tanti motivi per riflettere sui nostri comportamenti spesso rinunciatari e vigliacchi! Giombattista Ballarò
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E se domani...