Quando ho visto le locandine del film “La forma dell’acqua” mi è venuto in mente un romanzo di Cammilleri dallo stesso titolo, ovvero la forma che assume l’acqua in funzione del recipiente che la contiene.
In un certo senso il film premiato in varie parti del mondo è infatti indefinibile: Una bellissima storia d’amore? una storia fantastica?, una favola moderna? Un pezzo di storia dell’eterno conflitto fra Russia e America? Ed altre ancora. Siamo negli anni cinquanta del secolo scorso in America, un laboratorio scientifico dove hanno luogo incontri fra scienziati e dove le forze militari – e le spie – con i loro esperti sviluppano esperimenti che possono avere riscontri sulla vita delle loro popolazioni. La scoperta di una creatura metà uomo metà pesce con caratteristiche sovrannaturali è elemento centrale su cui viene costruita questa storia fantastica con tutti gli elementi di interesse : da quello militare, a quello romantico.
Di varie altre metafore è intrisa la storia: la discriminazione dal lavoro per l’amico gay, la condizione della donna afro-americana, le angosce e l’arrivismo dello yesman, la guerra fredda latente e i passi della Bibbia come elementi di processi ineluttabili. Ma la grande interpretazione è stata la figura di una donna diversamente abile ma con una grande forza di volontà, una eccezionale determinazione con un bisogno di amore e di affetto oltre che curiosa e spregiudicata. Gli effetti speciali che caratterizzano tutta l’opera di Guilliermo del Toro sono una costante in questo artista messicano, che anche in questo caso ha saputo coniugare elementi fantastici, storie di vita quotidiana, in un contesto realistico seppur in una fase storica dove imperava la Guerra Fredda. Un film da non perdere. Pietro Storniolo