Il rapporto uomo-natura, il rifiuto della violenza e l’accorato appello alla pace, la consapevolezza del valore universale dell’arte come catarsi individuale e collettiva.
Non e’ facile esprimere in poche battute la complessa trama ideologica ed estetica che anima le opere del Maestro Roberto Cesareo, esposte fino al 26 Dicembre prossimo nei locali della Fondazione Grimaldi a Modica. La mostra, che ha gia’ avuto un notevole successo di visitatori, inaugurata nei giorni scorsi dal Sindaco Ignazio Abbate, si snoda come un viaggio, il viaggio che Cesareo percorre dalla realtà al sogno, dal sacro al profano, con la sua continua voglia di sperimentare e di spingersi sempre oltre, perche’ l’arte porta dove l’uomo non ha il coraggio di andare.
Per l’artista, la concezione del mondo si esplicita in un’umanizzazione della natura. In alcune opere l’albero sembra voler uscire da un involucro, come prigioniero di una bolla soffocante che sta causando la sua morte e quella dell’ambiente. Alza i rami verso il cielo quasi a voler chiedere aiuto, proprio come accade all’uomo nei momenti di tristezza e solitudine. In altre scene l’albero e’ addirittura interprete della Crocifissione, rendendo ancor meglio l’idea di come la natura venga continuamente umiliata dall’uomo che pensa solo a sfruttarla , fino a renderla arida per i suoi scopi.
Anche i paesaggi marini rivelano una ricchezza interiore che sprigiona inedite energie emozionali: dal mare increspato da ondosi movimenti si va ai piu’ sereni orizzonti in cui confluiscono distese liquide e cieli azzurrati. Ecco che la pittura d’un tratto diventa fantasia, incanto, bisogno di evasione. L’artista utilizza con tocco magistrale anche il modellato della scultura e del bassorilievo da cui evince una sofferta sacralita’ o prendono vita scenografie medievali di raffinata plasticita’. Negli olii di Roberto Cesareo, Modica ritorna spesso protagonista con i suoi monumenti, il Duomo di San Giorgio sopra tutti.
Qui , il Maestro riesce, per effetto delle sfaccettature cromatiche e della scomposizione dei piani, tipiche della tecnica cubista, a rendere in maniera perfetta la metafora di Gesualdo Bufalino “Come una melagrana spaccata”. Non si puo’ infine rimanere indifferenti dinnanzi ad opere forti come “ L’ Ultimo urlo della Fornace Penna e “ Il Mediterraneo Oggi” , che affronta la delicata tematica dell’immigrazione. L’opera, offre la visione di un Mediterraneo rosso cupo, tormentato dal troppo sangue di tanti disperati alla ricerca di una vita dignitosa, spesso nell’indifferenza della moltitudine.