Memoria e apprendimento a rischio quando si soffre di diabete e obesità. Lo sostiene uno studio condotto dagli esperti dell’Università Cattolica – Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Gli scienziati hanno scoperto che il diabete altera il funzionamento del recettore per il glutammato "GluA1" che serve ai neuroni per comunicare tra loro. Il recettore subisce una specifica modifica detta "palmitoilazione", ovvero l’aggiunta di un grasso, l”acido palmitico’, (che si accumula nel cervello in caso di dieta sbagliata); questa modifica lo mette KO. Però gli scienziati, guidati da Claudio Grassi, hanno dimostrato che eliminando l’acido palmitico con un farmaco sperimentale (una sostanza che, somministrata tramite spray nasale, blocca la palmitoilazione) i deficit cognitivi causati da obesità e diabete si possono cancellare. Dalla ricerca svela un meccanismo molecolare responsabile del declino cognitivo che si associa alle malattie metaboliche, quali diabete di tipo 2 e obesità, caratterizzate da un quadro di "resistenza" all’insulina.
I dati raccolti dagli esperti evidenziano, inoltre, la stretta relazione tra malattie metaboliche e malattie neurodegenerative. L’acido palmitico (acido esadecanoico secondo la nomenclatura IUPAC) è uno degli acidi grassi saturi più comuni negli animali e nelle piante. È un solido bianco che fonde a 63,1 °C e la sua formula chimica è CH3(CH2)14COOH. Il nome deriva dal fatto che si trovi nell’olio di palma, specificatamente in maniera inferiore all’estratto del frutto il quale contiene prevalentemente grassi monoinsaturi, bensì nel nocciolo della pianta, ma è contenuto anche nel burro, nel formaggio, nel latte e nella carne.