Il Museo del costume ospitato presso il Castello di Donnafugata e una app a quest’ultimo dedicata sono stati ancora sotto la lente di ingrandimento di consiglieri comunali di opposizione.
Sonia Migliore, portavoce del laboratorio 2.0 saluta con soddisfazione “la decisione dell’amministrazione comunale di sospendere il bando relativo alla gestione del Museo del Costume che si trova presso il Castello di Donnafugata. Avevamo detto che in quel documento qualcosa non andava e la marcia indietro dell’amministrazione conferma la nostra tesi”. Il motivo che aveva portato il laboratorio a chiedere il ritiro del bando viene così spiegato dalla Migliore “l’assenza, nel bando, dei dati relativi al numero delle visite al Castello di Donnafugata e dei criteri per i quali si è determinato il valore del bando stesso rendeva la gara poco appetibile per chi avrebbe voluto partecipare.
Così come solo 19 giorni di pubblicazione, per stessa ammissione degli uffici, erano troppo pochi per consentire a una ditta di preparare una offerta adeguata all’entità del servizi da affidare. Insomma, un pasticcio al quale, per fortuna, si è deciso di porre rimedio accogliendo i suggerimenti dell’opposizione e procedendo con l’annullamento della gara che verrà integrata con la documentazione mancante per essere ripubblicata con adeguata pubblicità, anche europea”. Fugati questi dubbi, però la consigliera Migliore ne avanza altri sul costo per “l’acquisto di un sito internet e di una applicazione per dispositivi mobili dedicati sempre al Castello di Donnafugata, ovvero 25mila euro, praticamente uno sproposito”.
Insiste la Migliore “riteniamo che 25mila euro per un’app (dalla dubbia utilità per un monumento come il Castello) e un portale web siano eccessivi, basti pensare che la sola app del Comune di Ragusa è costata 12 mila euro per due anni; la realizzazione di un sito cosiddetto “vetrina” ha prezzi di mercato assai diversi da quello deliberato per l’acquisto; la somma impiegata è inferiore alla soglia comunitaria dei 40mila euro e quindi il Comune avrebbe dovuto prima rivolgersi al MePA (il Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione) per verificare costi e aziende disponibili, passaggio che dagli atti non sembra essere stato consumato; la ditta che ha ricevuto l’incarico, infine, non risulta iscritta al Registro delle Imprese”.
Sulla stessa falsariga anche il giudizio dei consiglieri del Partito democratico Mario D’Asta e Mario Chiavola “una spesa così esosa non trovi giustificazione se non per motivi che sfuggono alla nostra comprensione e a quella dei cittadini ragusani. Non ci soffermiamo sulle qualità dei suddetti applicativi che hanno un costo sul mercato molto più basso dato che, come tutti sanno, diventano comunque obsoleti dopo qualche mese dalla messa in opera”. Anche D’Asta e Chiavola poi entrano nel merito della procedura d’acquisto chiedendo “ perché la documentazione a supporto dell’offerta presentata della ditta proponente che vanta una esperienza decennale nel campo del marketing e della comunicazione digitale non sia stata allegata alla determina in modo tale da permettere a chiunque di conoscere l’esperienza e le reali capacità della stessa; perchè non si è proceduto a mettere a bando tale richiesta nella certezza che molte imprese del settore, con documentata esperienza a livello nazionale ed internazionale, avrebbero presentato i loro progetti e di certo con ribassi apprezzabili; come mai la ditta ha presentato la propria offerta per l’acquisto del servizio a luglio scorso, per cui l’amministrazione dunque sapeva già da tempo che si stava lavorando per questo progetto avendo certamente autorizzato le riprese video o le foto durante i tanti sopralluoghi effettuati”. (da.di.)