Non accennano ad esaurirsi le prese di posizione contro il bando di gestione del museo del costume ospitato nei bassi del Castello di Donnafugata a Ragusa.
Ultima in ordine di tempo quella del capogruppo consiliare del partito democratico Mario D’Asta che interviene riallacciandosi ad una lettera inviata all’Amministrazione comunale dalla Pro Loco cittadina. Affermando di “aver preso atto dei contenuti della lettera” D’Asta “si unisce alla stessa Pro Loco nel richiederne il ritiro all’Amministrazione comunale” e spiega “sono state infatti evidenziate numerose incongruenze anche dal punto di vista economico. C’è il rischio che la parte museale e quella del castello siano gestite con due metodologie differenti da parte di realtà che andrebbero addirittura in concorrenza tra loro.
Ancora una volta, dunque, la Giunta Piccitto ha prodotto documenti che non chiariscono nella maniera più dettagliata possibile le necessità legate a una nuova esposizione museale che ha bisogno di essere lanciata nella maniera più opportuna e non certo basandosi essenzialmente, come si evince dal bando, sulla improvvisazione. La Pro Loco, tra l’altro, mette in luce tutta una serie di anomalie contenute nel bando che merita, dunque, di essere approfondito e rivisto. Nelle more è necessario revocare lo stesso e fare in modo che tutte le indicazioni possano essere previste più adeguatamente”- Dopo aver constatato che “non è, d’altronde, la prima volta che l’amministrazione comunale si cimenta in performance del genere visto che già in passato altri bandi, per servizi di una certa importanza, sono stati ritirati proprio perché non rispondenti a criteri di efficienza e di economicità.
L’ultimo tra questi, giusto per fare un esempio, riguarda la gestione del teatro comunale Marcello Perracchio (ex Quasimodo)”, Mario D’Asta prosegue sempre riferendosi al bando per la gestione museale “tra i problemi sottolineati ci sono l’attività di promozione, la custodia dei locali, la manutenzione e la pulizia degli stessi, il servizio di apertura e chiusura del museo, il personale previsto, la creazione del punto di ristoro e il book shop, la durata stessa dell’appalto. Il valore di questo bando è stato ritenuto di mezzo milione di euro in due anni ma non ci sono termini di paragone. Ci chiediamo come l’amministrazione comunale abbia potuto prevedere queste cifre e, soprattutto, perché non abbia reso noti i dettagli del piano industriale che pure ha detto di avere redatto.
E’quindi indispensabile trovare delle soluzioni che non possono essere certo quelle indicate che, anzi, finirebbero semplicemente con il penalizzare chi volesse partecipare. Il problema politico è quello di sempre: ancora una volta l’approssimazione e la superficialità con cui si predispongono atti del genere che, invece, dovrebbero servire per rilanciare il turismo e la crescita economica nella nostra città” (da.di.)