Il biologo marino romano Luciano Bernardo lo scorso mese di settembre ha avvistato e fotografato una medusa nomade (Rhopilema nomadica), un celenterato di grandi dimensioni, nel mare di Favignana.
La medusa nomade è solo una delle oltre 800 specie "aliene" entrate nel Mediterraneo attraverso Suez, con l’acqua di zavorra delle navi o rilasciate da acquariofili. La medusa nomade è una specie che viene spesso localizzata in gruppi nel Mar Rosso e nell’oceano Indiano. Nel 1977 è stata localizzata nel mar Mediterraneo, lungo le coste di Israele, in seguito però il suo areale si è esteso anche a parte delle coste del Nord Africa, del mar Egeo e del mar Ionio. La sua diffusione nel Mediterraneo, dove ha avuto accesso molto probabilmente attraverso il Canale di Suez, crea diversi problemi sia alla pesca che al turismo, infatti questa specie è molto urticante e tende, come Rhizostoma pulmo, a diffondersi soprattutto lungo le coste.
Può arrivare a pesare anche 10 kg e la sua ombrella raggiunge un diametro di 50 cm. È completamente bianca. La Rhopilema nomadica ha un ciclo di vita di due fasi: durante la prima fase vive nella forma di polipo e depone uova nelle profondità del mare per diventare poi una medusa nella seconda fase. Talvolta nelle sue vicinanze possono essere trovati esemplari di Alepes djedaba, che per proteggersi si nascondono tra i suoi tentacoli. “Si tratta – dice Bernardo – di una specie tropicale entrata nel Mediterraneo attraversando il canale di Suez.
E’ una medusa molto pericolosa e invasiva che lungo le coste israeliane, dove ha fatto la sua prima comparsa nel 1976, ha prodotto grossi danni alla pesca e al turismo. In seguito, ha raggiunto anche le coste turche e greche fino all’isola di Malta. Nelle acque italiane è arrivata nel 2015, quando è stata segnalata a Pantelleria e Cagliari, e l’anno seguente a Levanzo”. ”Stavo costeggiando la parete sinistra di Cala Rotonda- racconta il biologo – una bella insenatura sul lato occidentale dell’isola di Favignana quando è apparsa questa grossa medusa, simile al nostro comune e innocuo "polmone di mare" (Rhizostoma pulmo), ma con le braccia filamentose e priva del caratteristico bordino viola sull’ombrella.
È stato sufficiente per capire che mi trovavo di fronte a una specie diversa, così ho scattato alcune foto che mi hanno permesso l’identificazione (confermata dal dottor Paolo Balistreri, esperto in specie alloctone). Anche se nel nostro mare siamo ancora a pochi casi isolati, l’elevato tasso riproduttivo e il forte potere urticante di questa medusa impongono un attento monitoraggio, per impedire possibili future invasioni”.