I carboidrati sono stati battezzati come settimo gusto dopo dolce, amaro, aspro, salato, grasso e umani. Ad annunciarlo sono alcuni ricercatori australiani della Deakin University. Lo studio chiamato “Carbohydrate Taste Sensitivity Is Associated with Starch Intake and Waist Circumference in Adults” è stato pubblicato sulla rivista Journal of Nutrition. La ricerca ha coinvolto un gruppo, compost da 34 persone, che sono state sottoposte ad alcuni testi di valutazione e dai dati raccolti è emersa la presenza di correlazioni significative tra coloro che risultavano particolarmente sensibili al gusto dei carboidrati, nello specifico alla maltodestrine e all’oligofruttosio, le quantità di energia assunta, il consumo e il girovita. In particolare coloro che erano più sensibili al gusto del carboidrato mangiavano una quantità maggiore di alimenti che ne contenevano e avevano un girovita più ampio.
Fino ad oggi si pensava che per le persone fossero il carboidrato fosse invisibile al gusto, “è in genere lo zucchero, con il suo gusto dolce che provoca piacere, il carboidrato più ricercato” ci spiega il professor Russell Keast, autore principale della ricerca, “ma il nostro studio ha dimostrato che esiste una qualità del gusto percepibile da altri carboidrati indipendenti dal gusto dolce”. Dalla ricerca è emerso che le persone che hanno un gusto del carboidrato particolarmente sviluppato rischiano di vedersi allargato il girovita perché tendono, come è facile intuire, a mangiarne di più e, purtroppo, si tratta di alimenti che non molto clementi con la nostra linea. I carboidrati detti anche glucidi hanno numerose funzioni biologiche, tra cui quella di fonte energetica e trasporto dell’energia (esempio: amido, glicogeno) e sono anche noti come componenti strutturali della cellulosa nelle piante e della cartilagine negli animali. Inoltre giocano un ruolo fondamentale nel sistema immunitario, nella fertilità e nello sviluppo biologico. carboidrati sono la più comune fonte di energia negli organismi viventi, e la loro digestione richiede meno acqua di quella delle proteine o dei grassi.
Le proteine e i grassi sono componenti strutturali necessari per i tessuti biologici e per le cellule, e sono anche una fonte di energia per la maggior parte degli organismi. In particolare i monosaccaridi sono la più grande risorsa per il metabolismo. Quando non c’è immediato bisogno di monosaccaridi spesso sono convertiti in forme più vantaggiose per lo spazio, come i polisaccaridi. In molti animali, compresi gli umani, questa forma di deposito è il glicogeno, sito nelle cellule del fegato e dei muscoli. Le piante invece utilizzano l’amido come riserva.
Altri polisaccaridi come la chitina, che concorre alla formazione dell’esoscheletro degli artropodi, svolgono invece una funzione strutturale.