Le patatine in busta son uno tra gli alimenti preferiti degli italiani. Nonostante rappresentano una minaccia per chi soffre di colesterolo o di diabete il loro consumo rimane sempre in vetta agli alimenti.
Secondo uno studio le patatine contengono l’acrilammide, una sostanza potenzialmente tossica. L’acrilammide è una sostanza che si forma in seguito alle alte temperature e che si sviluppa durante i processi di frittura, di cottura al forno o alla griglia, come "conseguenza di specifiche reazioni chimiche che coinvolgono gli zuccheri e gli amminoacidi, i mattoni delle proteine (principalmente l’asparagina libera), all’interno delle complesse ed ancora in parte poco conosciute reazioni di Maillard". Diversi studi hanno evidenziato che non solo l’acrilammide, ma anche il suo prodotto metabolico principale, ossia la glicidammide, possono avere carattere neurotossico, genotossico e cancerogeno.
In sostanza fanno male al sistema nervoso, possono far venire il cancro e alterano il Dna. I dati in realtà sono ben conosciuti da diversi anni, tanto da portare già dal 1994 a far classificare tale sostanza dallo IARC (International Agency for research on Cancer) come appartenente al gruppo A2 cioè “probabile cancerogeno”. La cosa che crea maggiormente allarme è il fatto che l’acrilammide e i suoi metaboliti ingerita attraverso il cibo viene rapidamente assorbita dal tratto gastrointestinale, per poi essere successivamente metabolizzata ed escreta con le urine.
Ma dove si trova l’acrilammide? Tra i principali prodotti alimentari coinvolti nel rischio di formazione, secondo il Jecfa (Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives), troviamo: Le patate fritte a bastoncino pronte al consumo; Le patatine fritte chips a base di patate; Il caffè; I biscotti e pasticcini; Il pane bianco, panini e crostini; Altri alimenti. (Fonte Agi)