Tutto pronto per due spettacoli al Molo di Levante a Scoglitti organizzati nell’ambito di Palchi d’estate 2017. Il primo appuntamento è venerdì 11 agosto con Mario Incudine che, accompagnato da Antonio Vasta, porterà in scena Odissea-un racconto mediterraneo | Canto IX Il Ciclope.
È il primo cunto di Odisseo, il racconto con cui inizia la “versione di Odisseo”. Alla reggia di Alcinoo, Odisseo ascolta Demodoco il cantore, narrare della guerra di Troia e dei ritorni degli eroi sopravvissuti. Odisseo piange e si rivela ad Alcinoo. Omero dal racconto in “oggettiva” passa al racconto in “soggettiva”. Odisseo dipana per Alcinoo il filo delle sue avventure ed inizia con gli “effetti speciali”, con il ciclope Polifemo, certo di catturare l’attenzione del re e di ottenere da lui navi per tornare ad Itaca. Mario Incudine, artista di straordinario talento, attore, cantante, scrittore affronta a suo modo questo “cunto”.
Lo trasforma in un vero e proprio canto con musiche scritte appositamente da Antonio Vasta, suo fidato collaboratore. Il Ciclope di Omero si contamina con la riscrittura di Pirandello e di Sbarbaro, entrambi “traduttori” del Ciclope di Euripide. Ed è interessante notare che Pirandello lo traduca a ridosso della prima guerra mondiale e Sbarbaro delle seconda. Il Ciclope anche questo è: la forza bruta contro l’intelligenza, la violenza contro l’accoglienza. Secondo appuntamento il 30 agosto con Giovanni Arezzo che, accompagnato al pianoforte da Peppe Arezzo, porterà in scena Tre storie Tre di Stefano Benni.
Una produzione tutta ragusana quella che vede in scena l’attore Giovanni Arezzo, il musicista Giuseppe Arezzo e la regia di Franco Giorgio. Tre storie di Stefano Benni – “Il sogno del muratore”, “Onehand Jack” e “Il Dottor Divago” – che fanno convergere la nostra attenzione sul malessere dell’individuo che vive questa nostra società. Una società tesa ad omologare emozioni, sentimenti, pensieri. Le tre storie, con una divertita e malinconica ironia, ci introducono nel microcosmo di quel vasto mondo fatto di uomini qualunque, che “non valgono nulla”, il cui ciclo vitale è un susseguirsi di giorni sempre uguali a se stessi, di giorni grigi, di giorni non rischiarati da un filo di speranza.
Eppure ognuno di loro coltiva un sogno: il sogno di una vita diversa da quella che il destino li ha costretti a vivere.