Il global worming e i mutamenti climatici fanno sentire i loro effetti anche dalle nostre parti. Il 2017 è stato l’anno più caldo degli ultimi 200 anni favorendo numerosi incendi e violenti temporali che si sono abbattuti nel nostro territorio che pertanto si presenta come un territorio molto fragile e a rischio dissesto.
Per la sua conformazione orografica e morfologica l’area ipparina e le città di Comiso e Vittoria sono soggette naturalmente a rischi idro-geomorfologico in particolare è suscettibile ai pericoli alluvionali con il 12% di territorio urbanizzato a rischio. Nel distretto Comiso-Vittoria-Acate i fenomeni di dissesto sono concentrati nel settore centrale, prevalentemente nel territorio del comune di Vittoria, dove la presenza di litologie marnoso-argillose facilita l’innesco di fenomeni franosi. Si registrano fenomeni di dissesto caratterizzati sia da crolli dai fronti rocciosi che dalla mobilizzazione di coltri detritico – sabbioso – argillosi a seguito di intensi periodi piovosi.
Lungo i pendii detritico – sabbioso – argillosi posti a valle delle pendici rocciose si osservano dissesti diffusi rappresentati da deformazioni superficiali lente che, allo stato attuale, mostrano segni di attività. Tra le cause predisponenti, che rendono il territorio più o meno sensibile all’innesco di fenomeni franosi, si può individuare la presenza di formazioni lapidee fratturate e tettonizzate, di formazioni sabbioso – calcarenitiche a valle e di coperture superficiali detritiche sciolte. Su tali terreni un contributo importante da tenere in considerazione nell’innesco dei fenomeni è dato dalle piogge; è noto che le piogge intense e prolungate provocano l’innalzamento della falda, un aumento delle pressioni neutre ed una conseguente diminuzione della resistenza al taglio.
A queste cause si sommano quelle legate alle attività antropiche, quali sbancamenti per costruzione di manufatti, assenza di regimazioni idrauliche superficiali, costruzione di infrastrutture prive di idonee opere di salvaguardia delle condizioni di stabilità. L’abitato di Comiso infatti sorge al margine dell’altopiano calcareo ibleo, il cui limite geografico corrisponde alle scarpate che sorgono immediatamente a Sud Est dell’abitato in base al P.A.I., il Piano per l’assetto Idrogeologico redatto dalla Regione Siciliana mostra 3 aree a pericolosità elevata e 5 apericolosità media.
La città Vittoria invece sorge a ridosso della valle dell’ippari al margine della conca di Gela. Vittoria dunque sul versante ipparino mostra un serie di scarpate assolutamente instabili per le caratteristiche geologiche e topografiche e sempre sencono il PAI possiede 3 aree a rischio molto levato, 3 a rischio elevato e 10 a rischio medio. Tali condizioni di dissestabilita hanno prodotto in epoche storiche anche recenti frane e smottamenti che hanno interessato anche l’abitato con diverse problematiche di stabilita agli edifici e delle infrastrutture (come testimoniato dalle frane alla periferia del quartiere Trinità-San Biagio negli agli inizi del 2000 meno frequenti nella città ipparina sono state le problematiche alluvionali che invece interessano maggiormente Comiso.
La dislocazione tettonica è all’origine del paesaggio sia attualmente modellato nell’area sia dai fenomeni morfologici ancora oggi in atto, rappresentati da una spiccata tendenza erosiva operata dai fiumi. Alle aree sollevate cui corrispondono grandi forme di accumulo nelle aree drepesse sottostanti, dovuto al deposito di materiale trasportato dalle acque superficiali. L’abitato di Comiso è interessato dal punto di vista idrografico da 4 corsi d’acqua: L’Ippari e i tre torrenti suoi affluenti il Cucca, il Petraro e il Porcaro che con il loro fitto reticolo idrografico, intercettano le acque meteoriche convogliandole da monte verso valle attraverso il cuore dell’Abitato.
L’analisi della storia recente, attraverso i dati attinti presso l’archivio storico, ci testimonia che negli ultimi due secoli numerose alluvioni hanno interessato la città di Diana. La prima documentata risale al 1833 i danni furono di circa 97 lire, nel gennaio del 1842 furono quantificati danni per 972,81, seguirono le alluvioni del settembre 1902 del 1915, 46, 47 e quella più grave in assoluto del 26 e 27 ottobre 1953 che causò oltre 8 milioni di lire di danni e del 20 novembre del 1956, fino alla più recente del 1970 (documentata nella foto che vede la Via Conte di Torino completamente divelta) tutte le alluvioni hanno causato danni ingentissimi e anche alcuni morti.
La bomba d’acqua di domenica non ha prodotto ingenti danni perché i sistemi di smaltimento idraulico e la pulizia degli alvei hanno funzionato e grazie al cielo era una domenica estiva con pochi cittàdini per le strade, ma ci ha fatto comprendere che bisogna tenere alta la guardia. Ecco perché nell’ottica di una politica di prevenzione del rischio e di pianificazione territoriale è necessario conoscere le aree a rischio continuare ad intervenire con una poderosa manutenzione del territorio per realizzare misure di salvaguardia onde prevenire il rischio dipendente dai fenomeni naturali, che sono tutt’altro che imprevedibili.
E’ questa l’ottica con la quale bisogna concretizzare una rinnovata concezione di politica territoriale che porta le istituzioni a farsi garanti della sicurezza dei cittadini e della tutela dell’ambiente, attraverso l’ottimizzazione delle soluzioni relativi ai processi di programmazione, alla gestione delle risorse territoriali. In questo quadro l’istituzione regionale ha il dovere di sostenere il corretto inserimento di opere d’ingegneria civile nel contesto ambientale, come a Comiso dove sono state già individuate e progettate per la mitigazione ed eliminazione dei rischi geonaturali, ne è un esempio il progetto definitivo del Canale di Gronda che da anni giace presso gli uffici della Regione siciliana in attesa di risorse, nonostante le Sicilia abbia visto passare milioni di euro di fondi Europei destinati a questi assi d’intervento.
Sarà questa la sfida e la battaglia dei prossimi anni, che ci costringe a fare i conti con i cambiamenti climatici in atto e gli effetti devastanti sul nostro territorio. (Nella foto alluvione 1970)