Il suo nome scientifico è “laetiporus sulphureus” e la sua stagione è ormai agli sgoccioli, per riparlarne e per avere la possibilità di gustarlo, bisognerà attendere la fine dell’estate prossima. Stiamo parlando di una meraviglia della natura, considerata ormai una prelibatezza, una golosa rarità: il fungo del carrubo o per meglio dire “a funcia ra carrua”, un fungo tanto buono quanto raro che cresce solo su qualche albero di carrubo, soprattutto vicino alle radici o dentro tronchi cavi e spesso malandati.
La rarità gastronomica riguarda in particolare il territorio della provincia di Ragusa, in quanto è qui che esiste il 70 % degli alberi di carrubo a livello nazionale. Il fungo si presenta quasi come una rosa gigante, formata da petali di colore giallo-arancione che arriva a pesare anche quattro chili, profumata e fresca, formata da strati soprapposti che per essere commestibili devono essere raccolti solo pochi giorni dopo essere nati. Solo qualche decennio fa, questo fungo era riservato solo a pochi palati, quelli dei contadini che alla fine dell’estate, magari in occasione della raccolta delle carrube o delle olive, scoprivano il prelibato tesoro sotto l’albero del carrubo o quelli di conoscenti e amici dello stesso contadino che magari per disobbligarsi di qualche cortesia, glielo regalava. Impossibile trovarlo in commercio! Il modo migliore per gustarlo è quello tradizionale: in umido, con cipolla ed estratto di pomodoro. Il suo sapore non è paragonabile a nessun altro fungo, per la sua consistenza e il suo sapore si avvicina più al filetto di maiale.
Da qualche anno, la prelibatezza tutta nostrana viene servita, per uno strettissimo arco di tempo, anche in alcuni ristoranti tipici che ne hanno fatto un vero e proprio vanto, i prezzi di acquisto sono davvero proibitivi, oltre 120 euro al chilogrammo, l’università di Catania ha provato a studiare la possibilità di riprodurlo in laboratorio, ma a quanto pare questo non è stato possibile perchè sarebbe frutto di condizioni particolari della stessa pianta su cui nasce oltre che di condizioni climatiche difficili da riprodurre. A “funcia ra carrua”, come detto, fa il suo esordio a fine agosto e secondo gli esperti potrebbe essere possibile trovarla fino a novembre inoltrato, dunque ancora qualche giorno per andare a caccia del tesoro. Un consiglio per chi dovesse trovarne uno un pò “passato”: anche se la sua consistenza fosse diventata un pò legnosa, è possibile ridurlo a fettine sottili, farlo marinare in aceto e limone e poi impanarlo come una cotoletta, anche in questo caso sarà una squisitezza! Sconsigliato mangiarlo se vicino all’albero di carrubo cresce un ulivo.