“La titolare di un bar del centro storico si rifiuta di dare un bicchiere di acqua ad un rumeno ubriaco e quest’ultimo gli rifila un pugno provocandogli una contusione alle costole”. A denunciare la questione sono i consiglieri comunali, Mario D’Asta e Mario Chiavola. “Abbiamo l’impressione che la situazione riguardante l’ordine pubblico – commentano Chiavola e D’Asta – nel centro storico di Ragusa superiore a volte sfugga di mano. Siamo di fronte ad un episodio già di per sé grave e che, però, non ha mancato di scatenare una reazione a catena con l’intervento di altri romeni e alcuni cittadini albanesi. Insomma, scene da Far west. Ci chiediamo cosa si stia facendo per la sicurezza e il rilancio del centro storico. Sotto il sole non c’è nulla. Stiamo elaborando tutta una serie di proposte nell’auspicio che possano essere valutate dall’amministrazione come base di partenza per affrontare una volta per tutte la delicata questione”.
I due consiglieri chiedono alla Giunta Piccitto e alla Polizia Locale di aumentare i controlli nella zona. “Settimane fa, Piccitto – dicono i due consiglieri dem – aveva chiesto e ottenuto la convocazione di un comitato per l’ordine e la sicurezza. Qualche risposta, nell’immediato, era stata data. Ora, però, non vorremo che il fenomeno del malessere torni di nuovo a prevalere. Episodi come quello che ci hanno riferito e che si è verificato in quello che un tempo era il salotto buono della città non devono più ripetersi perché altrimenti tutta quest’area continuerà ad essere considerata a rischio e nessuno dei potenziali consumatori la vorrà frequentare. Noi, naturalmente, non vogliamo che ciò accada perché sarebbe la fine delle attività commerciali presenti in zona. Ad ogni modo ci chiediamo se e quali politiche tese a migliorare la vivibilità di alcune zone del centro ormai chiuse e riservate come se si trattasse di un ghetto, l’Amministrazione guidata dal sindaco Piccitto è riuscita ad attuare.
Qui ci vuole un piano d’azione efficace, – continuano i due consiglieri comunali – senza perdere più tempo. Tra le proposte messe in campo è indispensabile, perché no, un vero e proprio censimento immobiliare delle zone a rischio per capire quante persone realmente ci abitano. Un’abitazione sufficiente per quattro persone non può diventare rifugio, tra l’altro non temporaneo, di sette, addirittura otto unità. C’è una illegalità diffusa con l’affitto anche di contratti in nero che ha bisogno di controlli ed approfondimenti. Per questo chiederemo di incontrare il prefetto, la Guardia di Finanza e l’Asp per valutare l’attuazione di un piano di verifica, nonché la valutazione delle condizioni igienico-sanitarie delle abitazioni a garanzia e a tutela della dignità umana della persona”.