Trent’anni di carcere. E’ la richiesta avanzata dalla Procura di Ragusa nei confronti di Veronia Panarello, accusata di aver ucciso il figlio Loris. La donna è accusata di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Il procuratore Carmelo Petralia e il sostituto Marco Rota hanno ricostruito la personalità dell’imputata e il suo vissuto personale. Ma anche il contesto in cui è maturato il delitto e in particolare il "contrastato rapporto" che avrebbe avuto con il bambino che trattava da amico e non da figlio. E’ "plausibile che il movente introdotto da Veronica Panarello" sia stata la presunta relazione extraconiugale che la donna avrebbe avuto con il suocero. Lo ha affermato la Procura di Ragusa nella requisitoria per la morte di Loris. Per i magistrati "non è stata la prova di questa relazione e comunque il movente resta ininfluente della richiesta avanzata di condanna a trent’anni di reclusione per l’imputata". "Trent’anni?": è l’unica frase pronunciata in aula da Veronica Panarello subito dopo la richiesta di condanna della Procura di Ragusa. La donna poi si è chiusa in silenzio assoluto.
"Non me l’aspettavo. Non parlo di autogol, ma di presa di coscienza e totale onestà intellettuale dei pm". Così l’avvocato Francesco Villardita ha commentato la tesi della Procura di Ragusa di ritenere plausibile il movente esposto da Veronica Panarello che ha rivelato di una sua presunta relazione con il suocero. Sul fatto che gli investigatori non siano riusciti a collocare in alcun modo l’uomo nel luogo del delitto al momento dell’omicidio il penalista ha ribadito che "se non esiste la prova della sua presenza non è detto che non ci fosse: se la Procura non ha dimostrato che il suocero non fosse a casa, non ha neppure dimostrato che l’ha ucciso da sola". "La tesi di Veronica Panarello di una presunta relazione tra lei e Andrea Stival è falsa come risulta dimostrato dagli atti processuali. Il movente del delitto potrebbe essere legato al rapporto conflittuale che aveva con il figlio Loris". Lo ha affermato il legale del suocero della donna.
Veronica lo scorso 26 settembre nell’udienza del processo abbreviato tenutosi al Tribunale di Ragusa in circa due ore di intervento aveva ribadito le sue accuse nei confronti del suocero. "Ho sbagliato ed è giusto che io paghi per le mie colpe, ma quel giorno ad uccidere Loris, in casa, non sono stata io", aveva dichiarato Veronica al Gup di Ragusa, Andrea Reale. La Panarello aveva ribadito che ad uccidere il bambino sarebbe stato il nonno paterno, Andrea Stival, lui le avrebbe ordinato di andare a prendere le fascette, poi la donna si sarebbe allontanata per andare a rispondere al cellulare e al ritorno avrebbe trovato il piccolo Loris privo di vita, strangolato con un cavetto usb di colore grigio. Anche il movente era rimasto lo stesso, il nonno lo avrebbe ucciso perchè aveva minacciato di raccontare al papà la relazione tra lui e la sua mamma. Veronica si era lamentata del fatto che non era riuscita, nonostante le richieste fatte più volte, ad avere un confronto diretto con il suocero che, secondo lei, sarebbe stato utile a far venire fuori la verità.