La sala del Mercato, sede del centro culturale di Ispica, ha ospitato venerdì scorso la presentazione del volume della poetessa, Laura Lorefice: “Riflessi” (Albatros Editore, 2014, Roma). Una raffinata platea composta da critici, professionisti, appassionati di poesia ha fatto da cornice all’incontro che ha permesso, di far apprezzare il valore e la profondità della poesia di Laura Lorefice. Sin dalla giovane età l’insegnate di Ispica, ha mostrato un’attitudine alla scrittura, accresciuta di giorno in giorno nel corso degli anni e tradottasi in questa sua prima raccolta poetica. Tuttavia, come ha sottolineato il prof. Antonio Ligato, nel corso del suo intervento, Laura Lorefice è una donna, tra l’altro,impegnata nel sociale e quindi di una sensibilità d’animo straordinaria. Motivi questi che l’hanno guidata a proporre questa intensa raccolta di poesie. Infatti, le composizioni di Laura Lorefice, ci raccontano con la passione tenace di una donna di straordinario spessore quel fardello di rinascite che la identifica e la rende ciò che lei è davvero. Perché, come lei stessa ha rimarcato nel suo intervento, «Si arriva sempre a un certo punto della propria vita in cui si avverte il bisogno di fare il punto della situazione, di volgersi all’indietro cercando ciò che di positivo e di negativo c’è stato, insomma un bilancio della propria vita che serva poi per poter guardare avanti, cercando magari di dare una svolta al proprio percorso esistenziale».E’ questo il caso di Laura Lorefice, ha spiegato il prof. Giuseppe Rando, ordinario di Letteratura Italiana dell’Università di Messina che, con questo volume ripercorre il suo cammino nell’arco del suo vissuto, facendo rivivere amori, sogni, speranze, illusioni, incontri, sensazioni, amarezze, delusioni, palpiti, speranze, ombre, luci. Il percorso di lettura si fa flusso narrativo e disvela un sentire poetico autentico con uno stile dolcissimo. Fra le pagine scorrono ricordi, momenti di vita vissuta, persone importanti, riflessioni profonde sul senso della vita e sui sentimenti. Insomma, ha concluso il prof. Rando, si tratta di poesie che hanno sete di “armonia”, da cercarsi in sogni ancora svegli e nelle trepidanti attese, quando l’amore è una dolce e terrena malinconia, l’unica che può lenire e forse eliminare le cicatrici dell’anima. Le parole dell’autrice sono semplici, immediate, e dirette, senza orpelli o inutili complicazioni sintattiche, vanno immediatamente a segno, esatte e cristalline come le stelle in una tersa, gelida notte d’inverno. Presente al convegno, il poeta ispicese, Giovanni Giuga che dall’alto della sua maestosa figura d’intellettuale ha recitato con “pathos” una delle liriche della poetessa, facendo rivivere le origini della sensibilità contemporanea, da cui parte un viaggio che vale un’infinità di nomi dei nostri giorni, tra i quali Giorgio Caproni, per la sua malinconia, e soprattutto Maria Luisa Spaziani, una delle muse ispiratrici di Montale, la cui poetica comprende, oltre a una forte dimensione sentimentale, alla folgorazione di incontri e alla riappropriazione orgogliosa del privato, la tensione religiosa, la continua esplorazione di linee ispiratrici e l’offerta incontenibile di sé.
Antonio Ligato